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Cammino degli Abati e Cammino del Volto Santo, Italia

Aggiornamento: 19 apr 2024






1 Tappa: Canneto Pavese - Nibbiano

Oggi riprendo dopo un anno di attesa il cammino degli Abati e del Volto Santo che mi guiderà, attraverso l’Appennino, dall’Oltrepò Pavese sino a Lucca. Ho deciso, per animo mio romantico, di ricominciarlo esattamente nello stesso punto in cui l’ho interrotto, l’anno scorso, a causa della caduta lungo il sentiero.

Da poco e’ nato un nuovo giorno. Gli acini ormai grossi e maturi appesi alle viti che ricoprono le colline si illuminano uno ad uno nel riflesso aranciato di un alba che ricorderò.

Carlo il proprietario insieme a Marta del B&B Alberodikarta a Canneto Pavese, diventati amici speciali dopo l’incontro dello scorso anno, mi accompagna sino al punto “incriminato”.

Mentre incomincio a camminare sento abbaiare e vedo in lontananza avvicinarsi una donna sulla sessantina in abito di lino azzurro con due cani da caccia al seguito. Incredibilmente scopro, dopo pochi passi, che è la stessa donna che mi aveva prestato soccorso quando caddi!!! “Lei è la ragazza che si e’ fatta male l’anno scorso vero”?

Le “non coincidenze…” ed è subito magia.

Dal momento del nostro saluto sarà un percorso di continui sali e scendi sù e’ giù per gli aspri declivi delle colline ormai pronte per la vendemmia di settembre.

Mentre odo le campane di una chiesa di paese rintoccare melodiose dietro alle spalle mi addentro nel primo bosco. Dopo qualche chilometro è una sorpresa uscire dal faggeto e trovarmi davanti ad una vista e un silenzio così grandi. L’occhio si perde nell’orizzonte verdissimo mentre sento il cuore respirarmi profondo nel petto pieno di gratitudine e di emozione. Vivo un istante di perfezione, una pace sospesa e diffusa dell’anima che si riconosce, finalmente, a casa.

Quando riprendo a camminare le lingue di sabbia bianca e morbida che costeggiano le vigne attutiscono il susseguirsi dei miei passi tra i filari. E in questo tratto di collina quasi insonorizzato, fuori dallo spazio e dal tempo inizio a sentire un altro camminare… quello nell’infinito che ho dentro… che mi accompagna per il resto del giorno.

Nel pomeriggio arrivo alle porte di Nibbiano per trascorrere la notte in uno dei vecchi Mulini che in questa zona offre accoglienza ai pellegrini.

 


2 Tappa: Nibbiano - Bobbio

E anche stamattina, ad aspettarmi, un sole pieno di energia e di buoni auspici necessari per una giornata di cammino che si prospetta impegnativa con 27 km e 2000 metri di dislivello.

Anche oggi camminerò in solitaria per tutto il percorso. Riconosco che questa contingenza abbia il vantaggio immenso di permettermi di rimanere concentrata su di me, sulle mie sensazioni, sui miei pensieri. Senza distrazioni.

Incrocio in tutta la giornata solo una coppia di Siziano (Pavia) mentre sta facendo una passeggiata attorno alla casa del nonno di lui. Un incontro fugace di 15 minuti in cui, alla fine del mio “bignami” orale, loro decidono di fare il Cammino di Santiago e io che devo tornarci. Un cerchio perfetto. Mi scattano una foto sulla panchina rossa gigante alle porte del paesino di Grazzi e ci salutiamo.

Oggi il mio percorso è quasi sempre nei boschi. Lepri, caprioli e uccelli mi accompagnano nei tratti più fitti e isolati mentre qualche foglia ingiallita incomincia a cadere, preludio di un autunno che incalza.

Il secondo bosco che incontro è un faggeto di pietre. Gli arbusti sono così ricurvi e fitti che per un’ora circa perdo il contatto con il cielo. Mi sento un po’ imprigionata e penso alla vita, a quante volte ci si sente in una situazione in cui si vorrebbe uscire, in fretta.

E come spesso mi accade nella vita decido di affidarmi e alla fine la terra mi rimanda un cuore e il cielo mi ricompensa donandomi un azzurro che mi catapulta, in un istante, al centro di me stessa.

Dopo una discesa ripidissima che sembra non finire mai scorgo a fondo valle il fiume Trebbia. Bobbio è vicina.

Il ponte gobbo, simbolo di questo piccolo comune incastonato nelle montagne piacentine, comprende 11 archi diseguali e contiene elementi romani e medievali. Un luogo magico e affascinante che mi abbraccia.

Mi fermerò a lungo sulle sponde del fiume Trebbia che scorre trasparente nei suoi archi attendendo il tramonto.

Sono fortunata. Lo siamo tutti, nonostante tutto.

 

 


3 Tappa: Bobbio - Nicelli

Un’ultima foto al ponte gobbo all’alba mentre me lo lascio alle spalle per continuare il mio viaggio verso gli Appennini.

Oggi altra tappa impegnativa per il dislivello, 1800 metri, che diventano quasi 4000 con quelli di ieri e inizio a sentirli un po’ dappertutto nel corpo.

Appena fuori Bobbio riprendo il sentiero attraverso un bosco a cielo aperto ancora silenzioso mentre felci, pioppi e betulle mi accompagnano come fedeli sentinelle lungo la strada.

Si fa giorno. Stamattina per la posizione in cui mi trovo non riesco a vedere il sole sorgere complici le montagne che me lo nascondono. All’improvviso il bosco si chiude in una mulattiera stretta e impervia mettendomi subito in difficoltà. Tempo zero sono fradicia di sudore e sento grande la fatica.

Il tema che costellerà la mia mente per tutta la giornata sarà la “zavorra” che in questo mio cammino è rappresentata dallo zaino. Cosa mi porto sulle spalle? Cosa posso lasciar andare? È tutto mio il peso che porto sulla schiena?

Quando feci il cammino di Santiago lo zaino pesava più di 10 kg. Appena mi fu possibile, scavalcati i Pirenei, spedii a casa 4 kg rendendomi conto che molte cose che avevo portato con me non erano necessarie e sopratutto mi appesantivo notevolmente. Oggi nonostante il mio “zaino” sia essenziale sento che ho ancora margine per alleggerirmi ulteriormente. E sento che questa pulizia ingloba equamente mente, corpo e spirito. Il cammino nella natura è per me uno dei mezzi più potenti per innescare questa pulizia e innesca l’atto del lasciare andare ciò che non serve.

Finalmente alle 8 abbandono la mulattiera e voltandomi a sinistra vedo il sole che svetta fiero da dietro le montagne. Alle 9 in punto le campane rintoccano il mio ingresso nel piccolo paese di Coli ai piedi del monte Sant’Agostino.

Ad un certo punto mi perdo e mi ritrovo a percorrere il crinale della montagna attraversando, a tratti, campi di fieno dorati. Arriva poi l’ultima impresa di oggi: affrontare il valico della Sella dei Generali e mentre il sole è caldissimo, oramai allo zenith, finalmente esausta scollino.

Ancora 2 ore di cammino e arrivo a Nicelli un piccolo paesino che domina la Val Nure che attraverserò domani.

Ad accogliermi nel suo B&B Le Margherite la fantastica e spumeggiante Margret di 78 anni di Amburgo che si dedica all’ospitalità ormai da anni dopo essere stata una manager: qui trovo un’oasi di bellezza, pace e tanto riposo!

 

 

4 Tappa: Nicelli - Groppallo

Oggi me la prendo comoda, la tappa è leggermente più morbida dei giorni scorsi e questo mi da la possibilità di recuperare un po’ le forze e di dare un tono di tregua al corpo.

La sveglia suona alle 6.30 e faccio colazione con calma. Scambio le ultime chiacchiere con Margret, chiudo lo zaino e mi incammino verso la strada. Io e Margret ci riproponiamo di rivederci presto qui o a Milano per darci quell’abbraccio lungo e stretto che non è stato possibile darci…

Ho trascorso un tempo magico nella sua casa ma sopratutto con la sua persona. Una donna carismatica, luminosa e con tanta bellezza da dare che porto con me con grande affetto.

Ci scattiamo una foto insieme e parto.

Appena uscita da Nicelli inizia una discesa, ancora di sassi, di circa 8 km fino al fiume Nure che scorre nell’omonima valle dei colli piacentini incastonata tra la Val d’Arda e la Val Trebbia.

Oggi quando inizio a camminare il sole è già alto mentre mi aspetta un’altra giornata in completa solitudine.

Il bosco si alterna a distese di campi dove la terra è stata appena arata e l’odore delle zolle è intenso e profondo.

Quà e là lungo il sentiero è possibile sentire anche il profumo delle fascine da ardere accantonate per l’inverno.

Mentre continuo la discesa intravvedo, in lontananza, il letto del fiume Nure che guaderò di lì a poco. L’acqua è bassa per via della secca delle ultime settimane e solo in un punto mi devo togliere le scarpe per attraversarlo.

Guadato il fiume, affluente di destra del Po, incomincia la salita impegnativa verso Groppallo.

Mentre cammino volgo lo sguardo al cielo e intuisco velocemente dal colore del cielo che sta arrivando la pioggia. Anche il vento si alza e la temperatura si abbassa improvvisamente.

Accellero l’andatura e questo mi permette di arrivare a destinazione poco prima del violento temporale. Una fortuna.

Dopo aver fatto i miei compiti quotidiani da pellegrina ovvero lavato a mano e steso tutti i vestiti sprofondo in un sonno profondo cullata dal rumore della pioggia che ticchettia ipnoticamente sulla persiana della mia camera.

Quando mi sveglio in cielo è tornato il sole e prima di cena decido di salire ancora fino alla chiesa di Santa Maria assunta posta sulla vetta del monte Castellaro a 1009 metri che come una bussola mi ha guidato oggi fino a Groppallo.

Vado a letto presto, domani mi aspetta il Monte Lama.

 


5 Tappa: Groppallo - Ca’ d’Alfieri

Oggi la tappa è impegnativa per la lunghezza, sfioro infatti i 30 km. Stamattina mi sveglio con l’aria frizzantina tipica della montagna.

Uscita da Groppallo, dove mi sono fermata per la notte, imbocco il sentiero di faggi che mi condurra’ fino a Bruzzi.

Dopo le forti piogge di ieri il terreno è fangoso e nonostante tenti di fare l’equilibrista tra una sponda e l’altra del sentiero finisco per ritrovarmi con la melma fino alle caviglie in men che non si dica.

Inoltre le pendenze sia in salita che in discesa mi si presentano molto scivolose e rischio anche in un paio di occasioni di cadere nelle pozze di acqua che si sono create.

Per contro la terra, intrisa d’acqua, esala mille meravigliosi profumi che arrivano dall’humus: sento infatti essenza di muschi, licheni, funghi, legno, foglie, sabbia, erba.

Ma oggi è anche ufficialmente la giornata dei cuori. Ieri ho parlato con il proprietario del B&B dei segni che mia madre mi ha dato durante il cammino di Santiago e per tutta la giornata odierna continuo a vedere cuori ovunque. Lo so che ci sei.

Il secondo regalo di questa giornata è una magnifica vista della bruma appoggiata, soffice, sulle montagne liguri-piacentine. Rimango a lungo in silenzio, immobile, rapita da tanta bellezza. La natura. Così perfetta e sorprendente, così potente eppure così semplice.

Quando riprendo il sentiero il bosco si richiude all’improvviso in una sorta di buco nero che quasi mi fa paura percorrere. Sembra una sorta di caverna buia e inospitale. Penso a tutte le volte che nella mia vita ho avuto paura di qualcosa ma poi ho attraversato lo stesso quei “boschi” che mi sono trovata davanti, trovando fiducia e forza nelle mie possibilità che sono infinite come quelle di tutti noi.

Attraversato il tratto “oscuro” arrivo finalmente al bar di Bruzzi, una frazione di Farini, e faccio una piccola riunione tecnica con i vecchi del paese che stanno bevendo il caffè circa la scelta se scalare o meno il Monte Lama. Vista la pioggia di ieri e le condizioni del sentiero fino a lì mi sconsigliano la salita. In compenso però mi dicono che a Bardi c’è la fiera e che “merita!”.

Arrivata a Bardi attraverso le piccole vie del borgo fino ad arrivare ai piedi del castello dove mi fermo per una piccola sosta.

Oggi lascio la provincia di Piacenza per entrare in quella di Parma, lascio la Val del Nure per entrare nella Val del Ceno.

Ci sono colori magici in queste valli e un’energia che hanno il potere di farmi sentire parte di un tutto. Dovremmo trovare più tempo per stare nella nostra natura e riconnetterci con essa.

Da Bardi percorro gli ultimi 8 km che mi separano dalla mia destinazione di oggi: l’Agriturismo Ca’ d’Alfieri un posto magico un antico casale e un’azienda agricola che coltiva prodotti biologici nell’Appennino parmense gestito da Luisa e Maurizio che hanno cambiato vita 20 anni fa e hanno fatto diventare un sogno realtà!

 


6 Tappa: Ca’ d’Alfieri - Borgo Val di Taro

Oggi è il sesto giorno che cammino. Non nascondo di sentire presente la stanchezza che si è accumulata nelle gambe e nelle spalle ma per fortuna la forza d’animo e l’entusiasmo di andare avanti mi sorreggono tenacemente.

Stamattina alzando gli occhi al cielo mi sovrastano mille nuvole irradiate dai raggi del sole che sta per nascere dietro alle montagne.

Saluto Luisa e Maurizio e mi rimetto in cammino. Mi rapisce sempre, durante i miei cammini, quella sensazione del partire nel silenzio del mattino in una dimensione contemplativa di ciò che mi circonda e di cui faccio parte.

E in questo silenzio così profondo mi rendo conto che in questi giorni mi sono ormai abituata ai rumori del bosco. Così come sono certa che ci siano molti più animali di quelli che io riesca effettivamente a vedere mentre attraverso boschi e sentieri.

Questo mi fa pensare al fatto che nella vita molte cose ci sono invisibili, altre intoccabili ma quasi sempre mi è sufficiente essere consapevole che esista un mondo, una dimensione parallela ma vicinissima alla nostra fatta di piccoli segni, di coincidenze, di gesti. Ecco forse potrei dire… che so che posso sentire senza vedere.

Oggi il cammino mi porta ad attraversare la Val Noveglia mentre mi sto avvicinando passo dopo passo, chilometro dopo chilometro, al confine con la Toscana.

Alle 9 in punto, al rintocco delle campane, mi trovo esattamente davanti al portone della chiesa di campagna di Pieve. Mi volto indietro sentendo un rumore improvviso e fortissimo nella boscaglia: mi affaccio al muretto di cinta e vedo un capriolo enorme che si blocca, immobile, alla mia vista: ci guardiamo intensamente occhi negli occhi per 20 secondi prima che scompaia per sempre come un fulmine nella radura.

Riprendo il sentiero: sassi, sassi e ancora sassi. In salita, in discesa, in piano oggi è la giornata delle pietraie.

Ad interrompere la tensione nelle gambe ad ogni passo e’ l’incontro prima con un asino che non smette di ragliare finché non lo accarezzo e poi con una capra in una stalla che sembra la testimonianza dello scioglilingua “sopra la panca la capra canta, sotto la panca la capra crepa” e infatti lei è sopra alla panca e bela allegramente. Un quadretto esilarante!

Prima di arrivare nel paesino di Osacca, a metà strada, mi immergo in una foresta da fiaba tra ruscelli limpidi, rocce ricoperte da muschi, liane e uccelli incantati. Tutto bellissimo e romanticissimo fatto salvo ad un certo punto il ritrovarmi ad attraversare fiumi aggrappata a corde tra un albero e l’altro e a superare tratti di parete della montagna sempre tenendomi a corde fissate nella roccia.

Superata la giungla e le prove del percorso di sopravvivenza degne di un reclutamento di Marines cammino ancora per circa 3 ore prima di arrivare alla destinazione di oggi: Borgo Val di Taro.

Con i piedi a forma di ogni pietra che ho calpestato arrivo finalmente in piazza Farnesina dove mi aspetta Sergio per portarmi nel suo magico B&B in mezzo al bosco gestito con la moglie Cristina insieme a 2 bassotti, 1 akita giapponese e 7 gatti.

 

 

7 Tappa: Borgo Val di Taro - Pontremoli

Oggi la tappa è lunghissima ed estenuante, mi sembra di non arrivare mai. Quando busso al Convenuto dei Frati Cappuccini a Pontremoli, intorno alle 17, ho percorso 40 km e camminato per quasi 11 ore.

Sergio stamattina mi accompagna a riprendere la via del cammino. Ieri sera abbiamo cenato sotto il porticato del suo casale, al tramonto, guardando i cuccioli di capriolo correre nei prati. Un’emozione immensa!

Ho comprato da loro dell’olio essenziale alla lavanda rigorosamente biologico che coltivano nei loro campi accanto a casa.

Anche loro hanno lasciato i lavori precedenti in città e vivono da 10 anni immersi nella natura facendo gli agricoltori e dedicandosi all’accoglienza. Che meraviglia.

L’uscita da Borgo Val di Taro è una lunga salita mista tra sentiero e asfalto. Quando parto fa già molto caldo e in più, oggi, il mio cammino e tutto in direzione del sole. Un paio di volte dei caprioli mi tagliano la strada sfrecciando come schegge impazzite.

Osservo con curiosità che ogni volta che arrivo davanti ad una chiesa le campane rintoccano un orario: questa volta, alle 9 in punto, mi trovo alla chiesa di Valdena.

Supero poi il passo del Brattello attraversando il fiume Tarodino diretta verso il passo del Borgallo.

Entro in un bellissimo bosco di felci e castagni che poi si trasforma improvvisamente, senza continuità, in una pineta secca ed austera fino al momento più emozionante della giornata: l’attraversamento della catena Appenninica al passo del Borgallo, antico valico, con cui lascio l’Emilia Romagna per entrare in terra Toscana, nella Lunigiana. Un luogo suggestivo e carico di energia.

Quando arrivo in cima, dopo aver percorso il crinale della montagna, alla vista degli Appennini il mio cuore ha un sussulto, mi sembra di essere al centro del mondo. Mi sento felice, sono grata.

Incomincio poi a scendere di quota finché arrivo a Cervara, un paesino con una canonica, qualche casa e nessun tipo di ristoro. Per fortuna ho con me i buonissimi biscotti che mi ha preparato Cristina e che diventano il mio pranzo.

A metà discesa trovo il Lago Verde una depressione lacustre a 1053 mt di altitudine.

Gli ultimi km per arrivare a Pontremoli sono eterni e cerco di non fermarmi per la paura di non avere più le forze per ripartire.

Penso alla vita: quante volte abbiamo la voglia di buttare la spugna per la troppa fatica, la troppa difficoltà? Tante. Tantissime. E poi? E poi si va avanti, non si molla, perché questa e’ la vita e bisogna viverla fino in fondo.

 

 

8 Tappa: Pontremoli - Monti di Licciana

La notte trascorsa nella mia celletta affacciata sul piccolo chiostro del convento è stata molto ristoratrice. Purtroppo però, quando apro le finestre, sta già scendendo una pioggerella fine fine.

Ieri ho finito il tratto della Via degli Abati e mi appresto ad iniziare quella del Volto Santo che mi porterà fino a Lucca in una settimana di cammino. Con la tappa di oggi supero i 200 km… e come non sentirli!

Mentre lascio Pontremoli il cielo mi sovrasta plumbeo e carico come una bomba ad orologeria pronta a scoppiare.

Dopo tanti giorni nella natura è strano camminare in mezzo alle case, vedere i negozi e incontrare la gente per strada.

E ovviamente, alle 8 in punto, le campane suonano mentre sono davanti alla chiesa di Santa Giustina poco fuori Pontremoli.

Intanto la pioggia diventa sempre più incessante e trovo riparo in un capannone di fortuna cercando di capire cosa fare. E mentre valuto le distanze e decido il da farsi, udite udite, passa la pellegrina Beatrice che sta percorrendo però la via Francigena verso Aulla. Due chiacchiere e ci salutiamo.

Da Pontremoli a Virgoletta le due vie, quella Francigena e quella del Volto Santo, corrono insieme sulla stessa tratta, una tratta terribile dove si cammina sul ciglio della statale. Finalmente, dopo quasi 10 km di trambusto delle auto che mi sfrecciano accanto, imbocco un sentiero e mi ritrovo nel mio tanto amato silenzio del bosco.

Unica nota colorata di questa parte di strada è la pieve di Sorano, nel comune di Filattiera, costruita con i ciottoli del vicino fiume Magra, un capolavoro architettonico.

Ad un certo punto la pioggia mi offre una tregua ma il bosco per contro si trasforma in una sorta di foresta pluviale amazzonica con un tasso di umidità devastante.

Dopo un’ora circa ricomincia di nuovo a piovere questa volta a secchiate. Infilo dinuovo la mantella e mi rimetto in cammino in un ritmo serrato.

La pioggia oggi mi fa pensare a quando mi capita di avere paura di qualcosa che succede nella mia vita inaspettatamente: in quei momenti si può decidere di fermarsi e aspettare che smetta di piovere (sperando che la paura passi con il passare del tempo) oppure si può decidere di attraversare la pioggia o la tempesta fiduciosi che mentre si cammina (ovvero si affronta la paura) probabilmente cesserà.

Non credo esista una scelta giusta o sbagliata ma credo che esista ciò che sentiamo di fare (e non ciò che “pensiamo” di fare… ed è qui’ la vera grande differenza… ) in quel momento in cui dobbiamo prendere la decisione se aspettare o continuare.

Io oggi mi “sento” di continuare e quando sono nel bosco mi accorgo che in parte rami e foglie mi schermano dalla pioggia.

Tra l’altro le previsioni meteo risultano completamente diverse da quello che mi aspettavo per cui devo adattarmi a qualcosa che non mi aspettavo fidandomi davvero del mio istinto.

Alle 12 la pioggia cessa definitivamente mentre arrivo nel Borghetto di Filetto, che fa pure rima. Scatto la foto alla Chiesa di Santi Filippo e Giacomo (ovviamente con tanto di rintocco) e proseguo. Devo ancora decifrare questa cosa delle campane…

Come un’oasi nel deserto trovo la Locanda di Deglio dove, ancora infreddolita dalla pioggia, mi premio con il più buon piatto di gnocchetti all’astice mai mangiato con tanto di bicchiere di vino bianco e aperol gentilmente offertomi dal boscaiolo Antonio con i seguenti sottotitoli: “bevi, ne hai bisogno”. Ok ho proprio una brutta cera.

Stanca e assetata lo bevo in soli due tempi come fosse acqua fatto salvo poi dovermi allacciare due volte le scarpe quando riparto.

Il resto della giornata sarà illuminata da un sole caldo e intenso.

Trovo da dormire poco prima di Pontebosio da Roberto e Cristina, una coppia davvero accogliente e generosa con cui scopro tante cose in comune. Un altro posto magico e con vibrazioni belle che mi porto dentro.

 

 

9 Tappa: Monti di Licciana - Fivizzano

All’alba il tempo mi sorprende un’altra volta impreparata. Non doveva piovere e invece diluvia. Oggi davanti a tanta pioggia decido di aspettare e rimando la partenza. Dopo un’ora circa, mentre attendo seduta sotto al pergolato del B&B, il cielo si spacca in mille nuvole lasciando spazio a spiragli di un azzurro intenso. Parto.

Oggi mi trovo esattamente tra il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano e il Parco Naturale Regionale delle Alpi Apuane.

Dopo aver attraversato il paesino di Pontebosio seguo le indicazioni della Via del Volto Santo e in pochi minuti mi trovo sul sentiero.

Il bosco è completamente intriso d’acqua e si sono formate grandi pozze d’acqua nella notte. Sono così alte e profonde che anche le sponde del sentiero, dove normalmente si riesce a passare, sono spesso sommerse e in diversi punti sono costretta a lasciare la via per entrare nella radura attraversando grovigli di rovi per poter andare oltre.

Dopo alcuni km di fango e melma il sentiero finalmente si allarga diventando una mulattiera ricoperta di foglie gialle ocra aprendosi ad una meravigliosa vista sulle Alpi Apuane. Inizio poi ad incontrare campi coltivati ad ulivi.

Verso le 11 anche il sole fa finalmente capolino. Dopo il comune di Saldina mi trovo a costeggiare un fitto canneto mentre ad un certo punto sento un’essenza intensa di menta e mi accorgo che lungo il sentiero cresce selvatica e profumatissima.

Avvicinandomi ad una cascina vedo un pollaio con un gallo super aggressivo che mi tiene lontana dalle galline e… dai piccoli pulcini!

Mi ritorna in mente quando ero piccola e in estate andavo nella casa in montagna da nonno Giovanni e con mio padre caricavamo il baule dell’auto con non so quanti pulcini negli scatoloni comprati al consorzio di Saluzzo per portarglieli.

Ogni anno era sempre la stessa scena: io che sceglievo accuratamente il pulcino più bello, lo tenevo in braccio per tutto il viaggio e gli davo un nome. Tornando dopo mesi ero convinta di riconoscerlo nella gallina adulta e passavo giornate a cercare di addomesticarla e coccolarla. Quanta leggerezza e innocenza.

Uscita dal sentiero percorro ancora qualche km questa volta però sulla strada asfaltata fino ad arrivare al borgo di Fivizzano, definito da Carducci una perla sperduta nei monti che fin dal medioevo era il punto di sosta prima di affrontare il valico montano che divideva la strada fra Parma e Lucca, ovvero l’antica Via Nuova Clodia.

Ad aspettarmi Alice nel suo bellissimo agriturismo il Macereto, un casolare del 700, da cui possono godermi un tramonto incantevole sulla Lunigiana.

 

 

10 Tappa: Fivizzano - Monte Argegna

Oggi mi lascio alle spalle l’alta Lunigiana e,

attraverso il passo di Tea, entro in Garfagnana.

Dopo una lauta colazione lascio l’agriturismo, saluto Alice e riprendo il sentiero che passa proprio dietro al suo giardino.

La giornata è limpidissima e ci sono mille uccelli che cantano sugli alberi. Quando attraverso però una pineta poco distante dall’agriturismo, la melodia si stoppa completamente per lasciare spazio ad un silenzio ovattato.

Per fortuna, dopo qualche km, sbuca in tutta la sua forza dalle montagne il sole e tutto prende a risplendere.

Il sentiero mi porta sino al delizioso e composto borghetto di Turlago caratterizzato da case e archi in pietra arenaria.

Oggi il tempo passato nei boschi è quasi la totalità del tempo speso nel cammino e l’introspezione, inevitabilmente, si fa profonda.

Nei pochi punti in cui la radura diventa meno fitta l’orizzonte mi regala un paesaggio suggestivo davanti alle vette del Pisanino e del Pizzo d’Uccello.

Sicuramente una delle tappe più suggestive e magiche di questi 10 giorni di cammino.

Così magica che… ad un certo punto, appena uscita dal bosco, davanti a un casolare incontro il Mago Merlino! Mi innamoro all’istante dei suoi capelli bianchissimi che sembrano non appartenere nè a questo mondo e tantomeno a questa era. Rimaniamo a parlare per quasi mezz’ora del bosco, del viaggio, della vita, degli elfi, dell’energia fino ad arrivare a scoprire che è un polistrumentista che suona sulla frequenza 432 Hz, la frequenza dell’universo! Io sempre più esterefatta dall’incontro e dalla sua aura fiabesca gli parlo del mio caro amico pianista Emiliano Stefano Toso che compone e suona su questa stessa frequenza. Mago Merlino, nella vita moderna Francesco, vive nel bosco a sua detta con gli elfi e si sposta solo in bicicletta. “Facciamo una foto?” - Si certo.

Salutato Mago Merlino percorro una verdissima mulattiera costeggiando piante di ulivo sotto un cielo che mi riporta in pochi istanti alla straordinarieta’ della vita, alla sua preziosità e a quante cose inaspettate ci riserva.

Siccome però, si sa, la vita non è e non può riservare solo rose e fiori, quando riprendo il mio cammino prima mi morde un tafano provocandomi un bubbone gigante e poi mi graffio pesantemente sul collo con un rovo. Mentre il prurito mi attanaglia ad ogni passo e il sangue delle spine mi pizzica, arrivo all’altezza del paesino di Montefiore dove avviene il secondo incontro magico della giornata. Niente più maghi ma un’intera famiglia magica di 5 persone che mi cura come se fossi una di casa. Mi fanno disinfettare le ferite, mi danno una pomata contro le punture e mi offrono acqua fresca e chiacchiere. Mi sento privilegiata e grata per tante attenzioni e cure.

Rimessa in forza ci facciamo una foto ricordo insieme e riparto.

Gli ultimi 7 km sono impegnativi il dislivello aumenta ma il panorama fa svanire, con la sua bellezza grandiosa e infinita, ogni fatica.

Arrivo al parco archeologico dell’Ospitale di San Nicolao e poi alla Casa del Pellegrino, sul Monte Argegna, dove mi fermerò per la notte.

Quando arrivo sulla cima della strada vedo auto dappertutto e una fiumana di gente.

Scopro che nell’ultima domenica di agosto si celebra la festa della Madonna della Guardia e c’è una grande sagra. Mi tocca bere una birretta gentilmente offerta dai gestori della Casa impreparati nel darmi la stanza in tempi brevi.

Poi la terza magia della giornata: siccome c’è stata la festa della Madonna non hanno preso nessuno per cena per cui tutto il ristorante è per me!!!

Posso andare a dormire felice!

 

 

11 Tappa: Monte Argegna - Filicaia

Stamattina mi ritrovo con l’aria frizzantina dei 1000 metti di altitudine del Monte Argegna che mi accarezza ruvidamente la faccia.

Appena sveglia adotto la tecnica perfezionata in tanti anni di campi scuola: mettere tutti gli indumenti sotto le lenzuola perché si scaldino per evitare il gelo presente nella stanza enorme in cui mi trovo (una camerata con 3 letti a castello e 2 lettini singoli in cui ho dormito sola) e infilarmeli prima di uscire dal letto. Funziona a meraviglia!

Fatta colazione Giulio, il proprietario della Casa del Pellegrino, mi accompagna per un tratto verso il sentiero. Ci salutiamo e inizio la traversata della valle del Serchio con una lunga discesa verso Castelnuovo di Garfagnana.

Camminando sul sentiero tutto il versante destro è libero dagli alberi e mi permette di avere una magnifica visuale sulle Alpi Apuane fino a quando arrivo nel paesino di Gragnano un gioiellino fatto di abitazioni in pietra senza un fiorellino fuori posto nei vasi di tutte le case.

Per gran parte della giornata il percorso alterna sentieri a selciati medievali e attraversa borghi uniti da suggestivi ponti a schiena d’asino. Tra tutti il più affascinante e’ sicuramente il Ponte di San Michele che unisce le due sponde del torrente Acqua Bianca.

Uscendo dal comune di Piazza al Serchio intravvedo le prime indicazioni per Lucca a 61 km percorrendo la statale mentre per me sara’ ovviamente qualche km in più camminando sui sentieri. Intanto, però, mi sto avvicinando passo dopo passo, giorno dopo giorno sempre più alla mia destinazione, Lucca.

Prima di attraversare il fiume Serchio incontro una bellissima locomotiva a vapore del 1922 perfettamente conservata.

Dopo un tratto di asfalto riprendo il sentiero e inizio la salita, impegnativa, alla fortezza delle Verrucole. Appena mi ritrovo in piano ecco che all’orizzonte mi compaiono i suoi bastioni che svettano, in tutta la loro fierezza, sulla collina di fronte a me.

Quando arrivo dentro alla fortezza respiro,

fortissima, un’aria medievale e rimango estasiata dalla vista a 360 gradi su tutte le valli circostanti.

Mi fermo poi a Filicaia, pochi km prima di Castelnuovo di Garfagnana, dove mi viene a prendere il mitico Silvio per portarmi nel suo B&B che gestisce con la moglie Laura. Appena incominciamo a parlare in aiuto scatta subito un’affinità elettiva che dura dalle 16 alle 22.30 in cui parliamo di cammini, agricoltura, pali della luce (faceva l’impiantista), erbe officinali, animali, viaggi e ancora e ancora e ancora.

Dovevo andare a cena in un ristorante a 20 minuti a piedi dal B&B e finisce che mangio i pomodori dell’orto con il basilico viola (di cui ignoravo l’esistenza), il suo pane fatto in casa, una fetta di pecorino toscano del suo amico che ha il caseificio, il tutto accompagnato da una birra rossa sensazionale di sua produzione. “Quando finisci la cena vieni a bussare che devi provare il mio Nocino e il mio Corniolo con rosa canina”. Ovviamente entrambi sensazionali!

E’ incredibile quanta bellezza io abbia trovato in ciascuna persona che ho incontratoio in questo cammino.

Mi rendo conto che tutte mi hanno accolto come una figlia, mi hanno aiutata, mi hanno coccolata, mi hanno insegnato qualcosa di nuovo, mi hanno fatto ridere, hanno condiviso con me le loro vite, mi hanno affascinato ma più di tutto mi hanno trasmesso e fatto vivere emozioni profonde.

E già “solo” per questo e’ valso tutto il mio viaggio.

 

 

12 Tappa: Filicaia - Barga

Stamattina Silvio vuole a tutti costi farmi da Cicerone nella sua amata Castelnuovo di Garfagnana per cui io, lui e Birillina, la sua inseparabile cagnetta, percorriamo in lungo e in largo le strade del centro.

Dopo avermi voluto offrire a tutti i costi il caffè più buono del paese ci salutiamo.

E’ stato davvero un incontro magico che porterò nel cuore. Un uomo profondo, un gentiluomo nei modi e nell’animo. Una persona di altri tempi in principi e ideali ma moderno e aperto alla vita e a ciò che non conosce con la voglia di confrontarsi.

E’ stato un privilegio conoscerti Silvio e ti vorrei dire ancor di più che quando ci siamo salutati sull’ultimo ponte avrei voluto stringerti fortissimo. Ma allora mi hai sorpreso tu dicendomi “è stato un onore conoscerti”. Che dire? Magia e ancora magia, la vita.

Mentre gli occhi diventano caldi e lucidi sento il cuore espandersi per miglia oltre me come una filodiffusione di emozioni inintercettabili nè dallo spazio nè dal tempo.

In un profondo silenzio interiore incomincio una salita prima tra le case e poi nel bosco che, in forte pendenza, mi porta in 20 minuti in altitudine.

Da qui inizia il sentiero che fino a Lucca coincide con la via Matildica che collegava Mantova, appunto, a Lucca. In questo tratto, per circa 3 km, i grandi castani sono i miei freschi e piacevolissimi compagni di viaggio.

Oggi le previsioni danno pioggia nel primo pomeriggio e in effetti il cielo sembra una scacchiera, il famosissimo cielo a pecorelle… Devo quindi affrettarmi ad arrivare a Barga in tempo per evitarla.

Prima di attraversare il piccolo borgo fortificato di Cascio incontro quattro simpatici porcellini di cui un “dalmata” porcellino per poi camminare al bordo di una collina che sul versante est è ricoperta da filari di uva e su quello ovest di ulivi.

Raggiungo poi Gallicano e con una serie di tornanti alberati con enormi platani arrivo finalmente a Barga. Oggi la tappa è abbastanza breve e alla fine la pioggia, per fortuna, non arriva.

Ne approfitto per visitare Barga che è un continuo susseguirsi di stradine strette con scorci incantevoli e non a caso è annoverata tra i borghi più belli d’Italia.

Stasera dormo in una bellissima villa del ‘600 che ospita sia la biblioteca comunale che un ostello per i pellegrini con camere simili alle cellette di un convento.

Dalla finestra della mia camera posso vedere tutto il borgo storico di Barga, un incanto.

Mi perdo talmente nella bellezza del borgo che accidentalmente faccio cadere uno slip, lavato e steso un’ora prima attaccandolo al gancio della persiana, sul balcone della biblioteca che è al piano terra. Mi catapulto per le scale mentre la bibliotecaria sta dando l’ultima mandata di chiavi prima di andarsene. Considerando che oltre a ciò che ho addosso ho solo un altro singolo cambio quello slip diventa di fondamentale importanza! E per fortuna ritorna nelle mie mani.

Mentre esco a cena e attraverso il ponte per entrare nella parte antica di Barga godo di un attimo perfetto nello scorgere il sole che scende dietro alle montagne.

Stasera mi regalo una cenetta in un ristorantino nel cuore del borgo, un bicchiere di vino rosso e brindo a tutte le persone che amo.

 

 

13 Tappa: Barga - Diecimo

Stamattina faccio colazione ammirando per l’ultima volta le mura del borgo. Alle 6.30 il termometro segna 10°.

Oggi mi aspetta, purtroppo, molto asfalto.

All’uscita di Barga il panorama mi regala ancora qualche km di vista sulle montagne Apuane sulla mia destra.

Poco fuori da Barga visito l’incantevole pieve di Santa Maria di Loppia, consacrata nell’anno 1060, di origine romanica a tre navate con transetto e abside semicircolare.

Prendo poi una strada sempre asfaltata ma che passa in mezzo alla campagna superando piccoli vigneti e campi coltivati a grano turco.

Sulla collina, a spezzare questa monotonia di asfalto, svetta il borgo di Ghivizzano che da lì a poco attraverserò. Le strette vie del

borgo mi concedono un po’ d’ombra. In pianura il caldo si fa sentire.

Tra le mie buone azioni di oggi, per ammazzare la noia della prima parte della tappa, posso annoverare il trasferimento per via aerea di una lumaca da una sponda all’altra della strada per evitare lo schiacciamento certo viste le auto che passano e le coccole elargite a profusione a Lino il Coccolino che dopo essersi strusciato contro il muretto si struscia per un’ora sulle mie gambe lasciandomi otto etti di pelo sui pantaloni.

Dopo il paesino di Calavorno attraverso la statale super trafficata e finalmente imbocco una strada nel bosco con una pendenza importante fino a Rocca di Borgo a Mozzano dove scollino e inizio una altrettanta discesa ripidissima che mi porta alla tappa che vale il viaggio di oggi: il ponte della Maddalena.

Detto anche il ponte del diavolo unisce due sponde del fiume Serchio e fu costruito dalla contessa Matilde nell’XI secolo. Si narra che il costruttore imbattendosi in problemi insormontabili nella costruzione fece un patto con il diavolo che terminò la costruzione in una notte ma che volle in cambio l’anima della prima persona che fosse passata sul ponte.

Il costruttore, intelligentemente, fece passare sul ponte un maiale e il diavolo per l’affronto cadde nel fiume.

Stasera mi fermo a dormire a Diecimo dove mi ospita la fantastica signora Ida con cui passo una serata di chiacchiere cenando con i suoi manicaretti.

In camera trovo anche la busta che mi ha lasciato Fabio, amico di famiglia con le chiavi del suo appartamento a Lucca dove con immensa generosità mi ospiterà.

Intanto aspetto anche una persona speciale al mio arrivo.

Ci siamo domani e’ il grande giorno. Vado a letto presto doppiamente emozionata.

 

 

14 Tappa: Diecimo - Lucca

Stamattina mi sveglio ancor prima che suoni l’allarme del telefono. Forse la mia coscienza mi precede e mi fa svegliare.

Il giorno della meta è sempre un giorno che tiene insieme mille sensazioni, stati d’animo e vibrazioni come stanchezza, incredulità, stupore e gratitudine.

E così eccomi qui a compiere gli ultimi chilometri che mi separano da Lucca dopo 14 giorni di cammino e quasi 400 km percorsi attraversando vigneti, boschi, mulattiere, sentieri, montagne, passi, borghi medievali, ponti, fiumi, valichi, solcando la terra di 3 regioni Lombardia, Emilia-Romagna e Toscana.

Eppure la sensazione è sempre la stessa: aver attraversato sì lo spazio dei luoghi ma molto di più aver attraversato me stessa, la mia anima, i miei pensieri, le mie emozioni, i miei sentimenti, le mie forze, le mie debolezze, le mie attitudini, i miei limiti.

Quando si arriva alla fine di un cammino, come di qualcosa che si percorre nella vita, voltandosi indietro ci si stupisce sempre di quanta strada si sia fatta, di quanti ostacoli si siano superati sia fisici che mentali e si prende consapevolezza di quanta forza esista in ciascuno di noi.

Ecco perché non mi risparmio mai quando mi trovo davanti a qualcosa di nuovo anche quando sembra difficile e complesso, perché la forza che abbiamo dentro è capace di guidarci oltre ogni limite mentale e farci fare cose incredibili. Vale la pena provare.

La ricchezza di questo viaggio non è stata solo la natura, l’emozione dei paesaggi, dei sentieri, dei colori, dei profumi, dei chilometri percorsi.

La ricchezza più profonda di questo cammino è stata l’opportunità di toccare quanto amore, comprensione e accoglienza gli esseri umani siano in grado di trasmettere e donare senza cancelli e senza recinti. Anche in questo momento storico fatto di delicati equilibri.

E questo, nonostante tutto, mi fa avere molta fiducia nel presente e nel futuro.

In questo viaggio ho potuto cogliere ancora una volta l’invisibile, percepire ciò che so essere non troppo lontano da questa realtà che posso invece vedere e toccare.

Mi sono attraversata e rivista su parti di me che sentivo dovessero essere attraversate, viste, lasciate andare, migliorate.

Quando si torna da un cammino, ormai questo l’ho imparato, non si è mai gli stessi, ma molto più ricchi in ciò che nessuno ci potrà mai togliere, l’anima.

La natura è l’allineamento naturale e senza sforzo di tutti i nostri sette chakra così come sono sempre più convinta che il contatto prolungato con la natura sia oggi più che mai la vera medicina di mente, corpo e spirito.

Dedico questo mio cammino a tutte le persone che amo, a quelle che ancora non sanno quanta forza hanno dentro ma la scopriranno presto e decideranno di partire e non importa se su un sentiero di montagna o su quello della vita che rimandano, l’importante è incominciare a camminare e credere nella forza che ciascuno di noi ha e nel capolavoro che ognuno di noi è.

 

 
 
 

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